RINT E VIC: Le vie della musica

Napoli ha la musica nel sangue. Basta camminare per le vie del centro storico per essere ogni volta accolti e accompagnati dalle più note melodie napoletane. Musica popolare un po’ dappertutto, si penserà. 

Eppure, proprio nel cuore della città, lì dove sfacciate tarantelle e allegre tammurriate si tengono a braccetto, timida ed elegante si fa spazio anche la musica più classica. La si incontra in via San Sebastiano, detta, non a caso, la via degli strumenti musicali. 
Una serie di piccoli negozietti si susseguono l’uno dietro l’altro lungo una strada stretta e in salita, costeggiata da tanti alberelli.



Le loro vetrine un trionfo di chitarre, violini, pianoforti e strumenti di ogni genere e misura. Nonostante negli ultimi anni questa via si sia vista derubata di una parte della sua ricchezza e, forse a causa della crisi, costretta a lasciare spazio ad attività di altro genere, ancora oggi le note musicali accompagnano ogni passante lungo tutto il percorso. 
Che siano quelle soavi e delicate di un pianoforte o quelle più grintose di una chitarra, esse regalano, anche solo per pochi istanti, un tono diverso alla giornata di ognuno di noi, per poi ritirarsi nella loro dimora per eccellenza. Si trova poco più avanti ed è il Conservatorio di via San Pietro a Majella, che, insieme a via San Sebastiano, costituisce una sorta di L della musica. Lì la melodia abbraccia le voci, in un connubio che, potente ed imponente, si offre generoso anche alle orecchie di chi si trova all’esterno della struttura.

Gli uditori più fedeli della musica di questa zona sono gli studenti. A tagliare in due via San Sebastiano, infatti, ci pensano il Liceo Classico Vittorio Emanuele II e l’Istituto Professionale Alfonso Casanova. Perfettamente l’uno di fronte all’altro, essi costituiscono quasi una metafora di vita. Da una parte il mondo incorporeo della letteratura e dei versi latini e greci, dall’altro il mondo pratico e concreto dell’artigianato e dei settori tecnici e industriali. Metafora di vita, ma anche metafora di questa città. 


Due mondi paralleli che si osservano a vicenda. Sembra impossibile un contatto tra loro, eppure al suono delle rispettive campanelle tutti gli studenti dell’uno e dell’altro ramo si riversano in quella strada che segna il confine. 
Inevitabile la contaminazione. 
Inevitabile l’intreccio tra poesia, storia, letteratura e artigianato, manualità, tecnica, tra concreto e astratto, tangibile e intangibile. Il tutto attraversato da una buona dose di musica. Alla fin fine Napoli non è questo?

Fabiana Carcatella

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